Fuori dai giudizi. Dentro le soluzioni

CAM STORIES
capitolo II - Correndo s'impara

Intervista a Nicola Giudice, Responsabile del Servizio di Conciliazione CAM

 

 

 

 

Partiamo stuzzicando l'orgoglio; la tua miglior performance podistica? Quella per cui ti sei sentito di aver fatto qualcosa d'importante...

La volta in cui non sono arrivato ultimo. Ero felicissimo.

Siccome noi non siamo buoni; la tua più grande delusione (defaillance?)

L’unica maratona a cui ho partecipato: fino ai 34 km tutto bene, secondo i piani. Poi il mio corpo ha iniziato a dirmi che ero scemo. Aveva ragione lui. Ho superato il traguardo stando malissimo. Però l’ho finita. E quindi ero sì deluso ma anche felice per avercela fatta.

Jesse Owens ha detto; "Non importa cosa trovi alla fine di una corsa, l’importante è quello che provi mentre stai correndo. Il miracolo non è essere giunto al traguardo, ma aver avuto il coraggio di partire." Cosa ne pensi?

Jesse Owens aveva perfettamente ragione. Però lui faceva le gare di velocità, quelle brevi, mentre io ho sempre adorato le lunghe distanze. E lì è ancora più vero. La corsa comporta fatica, sudore, impegno, sacrificio. È uno sport da solitari, difficile. Anche quando corri con gli amici, alla fine sei sempre solo con le tue gambe, le articolazioni che fanno male e i polmoni che bruciano. Quindi sì, ci vuole coraggio.

Cosa ti ha spinto alla corsa? Un'impresa di uno sportivo o altro?

A 36 anni, con pochissima pratica sportiva alle spalle, inizio a mettere su chili. Per circa un mese vado a fare la mia corsetta. Poi durante una cena tra amici, mi esce un “Magari mi iscrivo ad una maratona”.  Tutti a ridere. A quel punto ho capito che non potevo più scegliere e dovevo andare avanti. Comunque l’ho fatto e alla fine nessuno ha riso più. Mi sono tolto una bella soddisfazione.

Quali sono le sensazioni che provi mentre corri?

Una grande serenità data dal fatto di potermi liberare dallo stress mentale che si accumula ogni giorno. Trovo anche piacevole l’essere immersi nell’ambiente in cui si corre, soprattutto se in piena campagna o in riva al mare. Ma anche la città offre scorci interessanti.

Correre è anche un’irripetibile occasione per potersi guardare intorno con occhi nuovi, seguendo i ritmi dati dal tuo corpo e non quelli imposti dagli orari del lavoro e della vita, certe volte un po’ frenetica, che ci tocca vivere.

Puoi farci l'identikit dell'appassionato di corsa? Un maniaco di ritmi medi o un Forrest Gump organizzato?

Esistono tanti tipi di “runner”: c’è chi va al parco per il piacere di una sgambata e chi si allena due o tre volte al giorno, a discapito del lavoro e della famiglia. Poi ci sono i vanitosi, con scarpe e mise all’ultima moda che costano più di un vestito di sartoria e quelli un po’ matti che magari corrono con il kway in pieno agosto. Ma, nella maggior parte dei casi, i podisti, per dirla in italiano, sono una bella tribù di persone unite da una passione sana ed ecologica. E io mi sento uno di loro, senza troppe manie. 

Quando corri per hobby, se trovi un altro podista lungo la strada, ti affianchi e cerchi una sintonia o parte la competizione (anche solo mentale..)?

Quando ho iniziato a correre, ero per la competizione pura. Ogni occasione era buona per sfidare qualcuno. Adesso che sono passati gli anni, preferisco molto di più scambiare due parole e trovare un ritmo comune. Un po’ come accade nella vita, d’altra parte.