Fuori dai giudizi. Dentro le soluzioni

CAM STORIES 
capitolo V - Leggo per legittima difesa*

Intervista a Marina Nitrola, case manager servizio arbitrato CAM

  

 

 

Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.
 
(Gianni Rodari)


Marina, leggi per difenderti da cosa?

Dai tempi e dai costumi, ma scomodare Cicerone alla prima domanda pare brutto, quindi riformulo. Difendo il diritto di formarmi un'opinione personale, esprimerla, perfino cambiarla. In una parola, provo a difendere quello che, secondo me, significa essere normali. 

E “normalmente”, quanto leggi?

In media un libro a settimana, meno se ho per le mani il proverbiale mattone, più se i volumi sono snelli o io particolarmente presa. Diciamo che in un anno leggo interamente una cinquantina di libri e ne abbandono una decina. Se un libro non mi piace lo accantono senza rimpianti, altrimenti avrei la sensazione di perdere tempo.

A proposito di tempo, viene spontaneo chiederti dove trovi quello per leggere tanto.

Boh! Lo faccio e basta [ride]. Leggo mentre vado a lavoro, quando torno, in pausa pranzo, prima di dormire, appena sveglia, mentre faccio la coda o aspetto che le polpette siano pronte. A proposito: faccio delle polpette al forno spettacolari, si sappia. Dettagli culinari a parte, come dice Pennac il verbo leggere non sopporta l’imperativo e io non faccio eccezione, leggo quando mi va. A quanto pare mi va sempre, tranne in vacanza. 

Ma come, in vacanza non leggi?

No, viaggio e non riesco a distogliere l'attenzione dalla dimensione della scoperta, pensa che perfino le foto le sistemo tempo dopo essere tornata. In compenso però leggo molto prima di partire. Non guide, ma i romanzi del luogo in cui sono diretta, come insegna Dacia Maraini. Una piccola abitudine che ho preso da ragazzina e grazie alla quale ho fatto belle scoperte. Per esempio ho incontrato autori turchi che ora amo molto e letto romanzoni russi che altrimenti difficilmente avrei approcciato. Stranamente non mi è venuta la fissa per Murakami, che invece so colpisce molti lettori.

Sappiamo che hai un'attività parallela alla CAM che non tutti conoscono: beta reader per una casa editrice. Raccontaci.


È molto semplice: leggo in anteprima libri non ancora in commercio e riferisco all'editore le mie impressioni. È una collaborazione sui generis nata per caso: ho saputo di questa nuova casa editrice con un catalogo molto raffinato, a cui lavora un team eccezionale di redattori, grafici e traduttori. Ho chiamato uno di loro, per complimentarmi, e sono finita a fare quello che mi viene meglio: leggere e dire quello penso. Ti pare poco? Ti dico solo che tra gli autori ci sono Massimo Bontempelli, definito da Pirandello “il più originale di tutti” e Camilo José Cela, Nobel per la letteratura. E poi Scanziani, che al Nobel fu candidato da Mircea Eliade, uno dei miei preferiti. Insomma, anche se dopo tanti anni in CAM ai vincoli di riservatezza sono abituata, devo mordermi la lingua per non spifferare le uscite a tutti quelli che conosco.

Botta e risposta. Tre libri indimenticabili.  

Mi metti in difficoltà! Dai, ci provo. "2666" di Roberto Bolaño; "Diario Clandestino" di Giovannino Guareschi; "L’ora di tutti" di Maria Corti; "La vita davanti a sé" di Romain Gary; "Centomila gavette di ghiaccio" di Giulio Bedeschi; "Il libro di tutti i libri" di Roberto Calasso; "Marco Polo" di Maria Bellonci. E ovviamente "Il Conte di Montecristo", Jane Eyre, Don Chisciotte della Mancia... poi vediamo: "Ogni cosa è illuminata" di Safran Foer; "Follia" di McGrath...

Dovevano essere tre e siamo a dodici.

Va be', tanto la matematica è relativa, si sa. 

Tre volumi insostituibili.

Una copia del delizioso "Sixpence House" (in Italia “Al paese dei libri”) di Paul Collins, che mi ha spedito l'autore, uomo eccezionale, con tanto di dedica e un post-it in cui svela una curiosità legata alla foto in copertina, ma è una lunga storia e te la racconto un'altra volta.  Poi un libretto di Antonio Amurri, trovato chissà dove, insostituibile perché fuori catalogo e, temo, mai più stampabile. Titolo: “Come ammazzare la moglie, e perché”. Oggi nessuno, credo giustamente, lo pubblicherebbe, ma è un capolavoro di ironia, in un italiano bellissimo. Anni dopo ho trovato, per caso, anche il seguito, dello stesso autore: “Come ammazzare il marito senza tanti perché”. Infine, alcuni saggi di storia delle religioni, argomento che mi appassiona molto, insostituibili perché trovati su una bancarella e se dovessi ricomprarli pagherei trenta volte tanto.

Tre autori ineguagliabili.

Ma non posso, dai! Via, ci provo: Roberto Bolaño, Giovannino Guareschi, Roberto Calasso. Ma come posso escludere Simenon? E la Némirovsky? Per non dire dei fratelli Singer, di Carrère, Natalia Ginzburg. E Calvino? E Romain Gary? E la Allende, la Strout, Amèlie Nothomb, Maria Corti, la Bellonci? E Mircea Eliade che fai, non ce lo metti? E…

… E abbiamo capito che il botta e risposta non fa per te.  Parliamo di manie: ogni lettore ha le sue. Le tue?

Non sopporto il dorso piegato, ma preferisco le copertine morbide alle rigide. Non sottolineo, ma faccio le orecchie alle pagine. Non presto i libri, ma ne regalo sempre volentieri una copia. Mi sono convertita tardi all'e-reader, fenomenale per i viaggi in metro, ma certi autori e certe edizioni continuo a prenderle in cartaceo perché, lo ammetto, sono un po’ feticista. In casa ho quattro librerie piuttosto ordinate, per tema, per autore, per editore o altri criteri inventati sul momento, ma non soffro di particolari compulsioni: se un libro rimane in giro o finisce sul ripiano sbagliato, pazienza. Ho una venerazione insensata, che fa ridere tutti, per Maria Teresa d’Asburgo e negli anni ho messo insieme tutte (credo) le sue biografie, oltre a vari volumi che la riguardano. 

Infine, una piccola mania che riguarda la pausa pranzo in CAM. Forse non tutti sanno che a pochi metri ci sono la sede e il negozio aziendale della mia casa editrice preferita, quella con le copertine color pastello, per intenderci. Spesso vado a prendere il caffè lì vicino e mi fermo in devota contemplazione della vetrina, sognando di vincere alla lotteria, entrare e urlare “datemi uno di tutto!”.  Fortuna che a quell’ora sono chiusi, altrimenti sarei ro-vi-na-ta.

Un'ultima domanda: a parte le polpette, che ci proponi?

Per competenza territoriale direi un'amatriciana, anche se personalmente preferisco la gricia. Ma attenzione, sono una purista: guanciale e pecorino entrambi rigorosamente di Amatrice, sale, pepe e vino bianco. Non fatemi sentir parlare di cipolla o aglio, che mi partono i cinque minuti, eh!


*Woody Allen